L’ARENA

Amarilli Nizza ha dato a Liù una inedita tensione fin dall’inizio, stagliando il personaggio con evidenza drammatica lontana dal lirismo sentimentale che in genere viene prediletto per questo ruolo peraltro centrale. Ma lo ha fatto con tecnica squisita, seducenti sfumature, dinamiche soffuse e lucidissime anche nella zona sovracuta, omogeneità di colore, fraseggio sofferto capace di regalare una dimensione diversa a un personaggio sempre realizzato quasi come «vittima sacrificale» e invece qui stagliato con una consapevolezza emozionante nella sua tragicità.

Cesare  Galla

Arena di Verona - Turandot

LA REPUBBLICA

“il pubblico…avrebbe voluto riascoltare le arie di Liù che Amarilli Nizza ha interpretato con incisività espressiva e confortante
bellezza vocale”.

Angelo Foletto

 

VERA VOCE

Liù, Amarilli Nizza, la milanaise,qu’on aurait eu beaucoup de mal à imaginer en pure et dévouée Liù, mais qui a tenu le rôle avec perfection, et surtout, avec une grande finesse. Son son a percé les coeurs. Voilà une femme qui prouve qu’elle sait endosser un personnage à l’opposé.

L’artiste la plus acclamée ce soir aura été Amarilli Nizza pour sa Liù. Comme quoi ce n’est pas forcément le rôle le plus long, le plus difficile et le plus présent sur scène qui peut marquer les coeurs, mais celui interprété avec le plus de sensibilité et de finesse. La voix de Nizza était comme un fil d’argent perçant la nuit au dessus des envolées de violons.

OPERACLICK

La Liù di Amarilli Nizza si distingue per intensità di fraseggio e bellezza della linea di canto. L’infelice ancella trova nella Nizza interprete capace di renderne con delicata eleganza tutti i sentimenti e le ansie che la agitano.

Alessandro Cammarano

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Momenti di alta e immacolata poeticità, sono state le tre arie di Amarilli Nizza (Liù): “Signora ascolta” del I atto, “Tanto amore segreto” e “Tu che di gel sei cinta” del III atto. Con esse, con la ricchezza di modulazioni di una voce rigorosamente aderente al significato della frase musicale, con una gestualità dalla eloquenza drammatica si è totalmente immersa nel personaggio, lo ha composto, lo ha rapportato alla sua cultura e lo ha colorato di virtù e abnegazione. In Liù ha come raccolto gli strazi di una umanità emarginata e sofferente, capace tuttavia di trasmettere un’idea superiore dell’esistenza e di creare nelle coscienze uno stato di risveglio da cui può forse prendere avvio la ricerca della strada maestra che è l’ottimismo della spiritualità. Con le sommità perlacee di quelle melodie, la interpretazione della Nizza ha raggiunto la potenza di una radiazione di un’arte rinnovata, grazie alla quale le forme del canto possono dare sbalzo scultoreo all’intreccio dei diversi stati psicologici che in ciascuno si evolvono con impetuosità senza respiro. Calibrato e penetrante come raggio di luce nel buio caravaggesco della scena, il si bemolle in pianissimo della sua sortita “perché un dì nella reggia m’hai sorriso”. Assolutamente magistrale e antologica la tagliente frase dell’aria finale in cui con l’indice teso verso la principessa e lo sguardo lontano nell’eterno, preconizzava veemente, con voce possente quasi maledizione “l’amerai anche tu”. Una voce da cui esplodeva tutta l’infelicità dei tanti tormenti subiti, e che però appena dopo si affievoliva nella frase “chiudo stanca gli occhi” e dopo ancora si tramutava in sconfinata dolcezza nella frase “perché Egli vinca ancora”. Perdente nel distogliere Calaf da Turandot, la sua vita interamente proiettata sull’uomo amato ma ormai spoglia di ogni significato, Liù si arrende alla disperazione e si consegna alla Morte. Con la gestualità e con lo sfumare del canto, Amarilli Nizza elevava la morte di Liù così intensamente umana a una veglia mistica, che convocava gli spiriti alla riflessione della povertà di una ragione di quaggiù incapace di cogliere la verità e la maestà della ragione che sa guardare lassù. Oltre i confini della Morte.

Carrellata finale degli applausi. Giustamente rivolti con copiosità, ovazioni e calpestio gioioso del pavimento, ad Amarilli Nizza, rivelazione assoluta.

Manlio Mirabile

 

IL CORRIERE DI CATANIA

Liù è stata interpretata da Amarilli Nizza, che ha delineato con garbo tutta la tenerezza, ma allo stesso tempo, la forza del personaggio.

Alessandro Scardaci

 

L’ADIGE

Amarilli Nizza sottende la sua Liù di insoliti accenti tragici, dalle sfumature talvolta taglienti, non senza, peraltro, esibire raffinatezze tecniche e vocali, donando plastica tridimensionalità al delicato personaggio.
Franca Barbuggiani

 

NOTITIAE
L’esecuzione complessiva di gran livello, cast canoro molto incisivo con Casolla e Amarilli Nizza in modo speciale,

 

 

BECKMESSER

Amarilli Nizza es lo mejor de la representación, en una Liú modélica en todos los aspectos, incluyendo el temperamenta

GONZALO ALONSO

 

VERA VOCE

Amarilli Nizza, milanese, è stata Liù. Avremmo avuto difficoltà a immaginarla nei panni di una Liù pura e devota. Ma lei ha saputo interpretare il suo ruolo con perfezione e soprattutto con grande raffinatezza. Il suo suono è entrato nei cuori. Ecco una donna la quale dimostra insolite capacità di essere un personaggio e il suo opposto.

Ma l’artista la più acclamata della serata è stata Amarilli Nizza per la sua Liù, come a dimostrazione che a toccare i cuori non è necessariamente il ruolo più lungo, più impegnativo, il ruolo che richiede la maggior presenza in scena, ma quello che è interpretato con il più elevato afflato di sensibilità e finezza. La voce della Nizza era come un filo d’argento che elevandosi al di sopra dei respiri dei violini penetrava la notte.

IL DIVANO

La Liù di Amarilli Nizza si rivela la sorpresa della serata. Il soprano spicca in questo cast per bravura vocale e attoriale: sempre intensa nella parte, recita con tutta se stessa in maniera convincente, portando in scena l’amore disperato e incondizionato, fino alla morte, per il suo padrone. La preghiera Signore, ascolta incanta e si fa ricordare come un buon motivo per essere stati alla prima.

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